Roma, 31 dicembre 2025 – Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha lanciato un appello chiaro e deciso contro il referendum sulla giustizia che si terrà nei prossimi mesi in Italia. Ieri sera, poco dopo le 21, in una diretta social, Conte non ha usato giri di parole: “Bisogna dire no a questo scempio che vuole separare le carriere solo per mettere la politica al primo posto, così chi governa ne trarrà vantaggio e avrà giudici sottomessi”. Parole che hanno subito acceso la discussione, sia tra gli esperti sia tra i cittadini connessi.
Referendum sulla giustizia, il M5S dice no
La questione della separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti torna a far parlare di sé, grazie a un referendum promosso da alcune forze politiche e sostenuto da diversi comitati civici. Chi lo propone sostiene che la riforma porterebbe a processi più imparziali e a ruoli più chiari. Ma Conte e il suo Movimento restano fermi contro: “Non possiamo accettare che la politica metta le mani sulla magistratura. Il rischio è che il governo finisca per condizionare i giudici”, ha spiegato.
Durante la diretta, durata circa venti minuti e seguita da oltre 30mila persone in tempo reale, Conte ha risposto anche ad alcune domande. “Questa non è una battaglia di retroguardia – ha aggiunto – è una difesa della nostra democrazia. Chi pensa di trarre vantaggi personali da questa riforma sbaglia di grosso”.
Il dibattito si accende, le reazioni in Parlamento
La posizione di Conte arriva in un momento delicato per la maggioranza di governo, alle prese con la legge di bilancio e tensioni interne. Il referendum, sostenuto soprattutto dal centrodestra e da settori della Lega, ha già diviso il Parlamento. Ieri sera, nei corridoi di Montecitorio, si parlava di possibili nuove alleanze trasversali in vista del voto.
Fonti vicine al Partito Democratico ammettono che il gruppo è ancora spaccato: “Stiamo valutando pro e contro”, ha detto un deputato dem. Più netta la posizione di Italia Viva, che con una nota ufficiale ha dichiarato: “La separazione delle carriere è una riforma necessaria per modernizzare il Paese”. Dall’altra parte, Sinistra Italiana e Verdi hanno espresso solidarietà a Conte: “Non possiamo permettere che la magistratura venga messa sotto tutela”, ha commentato Nicola Fratoianni.
Promotori e contrari: tra speranze e timori
Chi sostiene il referendum vede nella separazione delle carriere un passo avanti verso una giustizia più efficiente e meno legata alla politica. “Serve chiarezza nei ruoli – ha detto il senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) – per evitare intrecci che danneggiano i cittadini”. Ma le associazioni di magistrati hanno già annunciato proteste contro la riforma. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), in una nota diffusa ieri mattina, ha avvertito: “Il vero rischio è indebolire l’autonomia della magistratura”.
Conte ha insistito proprio su questo punto: “Non possiamo permettere che chi governa abbia giudici compiacenti. La storia ci insegna che l’indipendenza della magistratura è un pilastro dello Stato di diritto”.
Referendum in arrivo, cosa aspettarsi
Il voto sul referendum dovrebbe tenersi in primavera 2026, anche se il Ministero dell’Interno non ha ancora fissato la data precisa. Intanto, nelle principali città italiane sono già comparsi i primi manifesti delle due fazioni. A Roma, in piazza Cavour davanti alla Corte di Cassazione, ieri pomeriggio alcuni attivisti hanno distribuito volantini informativi.
Secondo gli ultimi sondaggi SWG, pubblicati la scorsa settimana, il 48% degli italiani è favorevole alla separazione delle carriere, il 37% contrario, mentre il 15% è indeciso o non risponde. Un quadro ancora aperto, che lascia spazio a sorprese nei prossimi mesi.
I prossimi passi dei partiti
Nei giorni a venire sono attese nuove dichiarazioni ufficiali dai principali leader politici. Il Movimento 5 Stelle ha già annunciato una serie di incontri pubblici nelle città più importanti per spiegare il motivo del loro no. “Sarà una battaglia dura – ha ammesso Conte – ma non possiamo tirarci indietro”.
Il clima resta teso. Solo nelle prossime settimane si capirà se questo referendum riuscirà davvero a cambiare gli equilibri tra politica e magistratura in Italia.
