Taranto, 31 dicembre 2025 – Il futuro dell’ex Ilva ora è nelle mani di Michael Flacks, imprenditore britannico di Manchester. I comitati di sorveglianza di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria hanno dato il via libera ai commissari per trattare in esclusiva con il suo fondo. La decisione, arrivata nelle ultime ore, chiude una selezione che ha visto una sola altra offerta ufficiale: quella del gruppo Bedrock. Si apre così una fase delicata per il più grande polo siderurgico italiano.
Sindacati in allarme: paura per i posti di lavoro
La notizia della trattativa con Flacks ha subito messo in allarme i sindacati. La preoccupazione riguarda il destino di circa 20mila lavoratori tra Taranto e gli altri stabilimenti. “Non lasceremo il futuro dei lavoratori nelle mani di un fondo di investimento. Lo Stato deve avere un ruolo centrale”, ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, nel primo pomeriggio. La tensione è alta anche per i problemi produttivi: la Procura di Taranto ha respinto ancora una volta la richiesta di dissequestro dell’altoforno 1, fermo da maggio dopo un incendio. Da allora, l’acciaieria lavora solo con l’altoforno 4 e a capacità ridotta.
Cassa integrazione in crescita, impianti ancora fermi
Secondo i sindacati, a gennaio saranno in cassa integrazione straordinaria circa 6.000 lavoratori su 8.000 a Taranto. Un segnale chiaro della crisi in corso, che si somma al rinvio del riavvio dell’altoforno 2, previsto inizialmente per fine anno. Intanto, alla Camera è passato un ordine del giorno che prevede programmi di accompagnamento, formazione e riqualificazione per i lavoratori coinvolti.
Il piano Flacks: investimenti e rilancio in grande
Michael Flacks, 53 anni, ha costruito la sua reputazione rilevando aziende in difficoltà e portandole al successo. Il suo patrimonio personale supera 1,9 miliardi di euro, secondo il Sunday Times. “Non compro aziende che funzionano. Prendo edifici fatiscenti e li trasformo in oro. È quello che ho sempre fatto”, ha detto in un’intervista a Bloomberg. Flacks ha definito l’ex Ilva “unica nel suo genere” e ha sottolineato che “non si può costruire una siderurgia così da zero, né importarla dalla Cina”.
Il suo piano prevede investimenti per raddoppiare la produzione di acciaio fino a 4 milioni di tonnellate all’anno. La partecipazione pubblica al 40% rimarrebbe, ma il fondo Flacks, con sede legale a Miami, è pronto a rilevarla in futuro con un’offerta tra 500 milioni e un miliardo di euro. Sul fronte ambientale, stima in 5 miliardi di euro il costo per mettere a norma gli impianti. “Vogliamo far crescere questa azienda”, ha detto, aggiungendo che il progetto prevede l’impiego di 8.500 persone.
Politica e sindacati: attesa e tensioni a Palazzo Chigi
Ancora nessuna convocazione ufficiale per i sindacati a Palazzo Chigi. “Abbiamo saputo tutto dai giornali. La trattativa con Flacks Group e le anticipazioni su produzione e assunzioni non ci convincono”, ha commentato Francesco Brigati, segretario generale della Fiom Cgil di Taranto. Valerio D’Alò, segretario nazionale della Fim Cisl, ha chiesto di “parlare di piani industriali, non di nomi”, sottolineando l’urgenza di discutere rilancio, decarbonizzazione e occupazione.
In Parlamento, i deputati Alberto Pandolfo e Valentina Ghio hanno criticato la mancata approvazione di un ordine del giorno alla Legge di Bilancio che chiedeva un impegno più forte del governo sulla continuità produttiva dell’ex Ilva. “Il governo ha ignorato le richieste per salvare stabilimenti e posti di lavoro”, hanno detto.
Cosa succede adesso?
Nei prossimi giorni, il piano Flacks dovrà essere spiegato bene a sindacati e governo. Restano aperti i nodi su tutela del lavoro, investimenti ambientali e il ruolo dello Stato nella gestione dell’acciaieria. Intanto, Taranto aspetta risposte concrete dopo anni di crisi e incertezze.
