Golden power: il parere Ue che cambia le regole per banche e assicurazioni

Golden power: il parere Ue che cambia le regole per banche e assicurazioni

Golden power: il parere Ue che cambia le regole per banche e assicurazioni

Matteo Rigamonti

Dicembre 31, 2025

Roma, 31 dicembre 2025 – Il governo italiano cambia le regole sul golden power, con una novità che tocca da vicino il mondo finanziario: d’ora in poi, prima di mettere in moto i poteri speciali, servirà il parere delle Autorità europee competenti. La modifica, inserita in un emendamento al decreto Transizione 5.0 ora in discussione al Senato, arriva dopo le osservazioni della Commissione europea. L’obiettivo è rafforzare il lavoro di squadra tra Roma e Bruxelles quando si tratta di operazioni su aziende strategiche.

Golden power, le nuove regole per il settore finanziario

Il testo dell’emendamento stabilisce che i poteri speciali dello Stato – il cosiddetto golden power – scattano solo dopo che le Autorità europee hanno completato le loro verifiche. Questo vale in particolare quando cambia la proprietà o il controllo di un’azienda strategica, e l’acquirente viene da fuori dell’Unione europea. Lo stesso vale se un soggetto extra-Ue compra quote importanti: il governo dovrà aspettare il via libera di Bruxelles.

La novità riguarda anche chi acquista dall’interno dell’Unione, inclusi gli italiani, ma solo se l’operazione porta a un insediamento stabile e al controllo dell’azienda. In questi casi, l’uso dei poteri speciali sarà sospeso fino a quando la Banca Centrale Europea e la Commissione europea avranno finito le loro valutazioni, soprattutto su prudenza finanziaria e concorrenza.

Quali settori sono coinvolti e perché cambiano le regole

L’emendamento interessa vari settori: comunicazioni, energia, trasporti, salute, agroalimentare e finanziario, compresi banche e assicurazioni. Secondo fonti del governo, la modifica serve a “evitare sovrapposizioni e conflitti tra le procedure nazionali e quelle europee”, offrendo così più chiarezza e sicurezza agli operatori.

“Abbiamo preso in considerazione le osservazioni della Commissione Ue per far sì che le regole italiane siano allineate con quelle europee”, ha detto un funzionario del Ministero dell’Economia. Solo dopo che Bruxelles avrà chiuso le verifiche, il governo potrà decidere se usare o meno i poteri speciali.

Reazioni tra prudenza e richieste di chiarimenti

La novità ha suscitato attenzione nel settore. Alcune banche apprezzano la maggiore chiarezza delle regole, ma altre chiedono tempi certi per le autorizzazioni. “Serve evitare che le procedure rallentino troppo le operazioni”, ha confidato un manager di una banca milanese. Anche alcune associazioni di categoria chiedono un “coordinamento efficace tra Roma e Bruxelles”.

In politica, la maggioranza difende la scelta come “un passo necessario per proteggere gli interessi nazionali rispettando le regole europee”. L’opposizione invece chiede più trasparenza nei processi decisionali e garanzie sui tempi di risposta delle autorità coinvolte.

Cosa significa per le imprese strategiche

Il nuovo sistema riguarda tutte le operazioni che possono cambiare il controllo di aziende considerate strategiche. La norma si applica anche agli acquisti fatti da soggetti Ue se portano a un insediamento stabile in Italia. Solo dopo che Bruxelles avrà concluso le istruttorie – soprattutto su stabilità finanziaria e concorrenza – il governo potrà decidere se usare i poteri speciali.

Per alcuni analisti, la riforma potrebbe rendere più prevedibili gli investimenti stranieri. Resta però da vedere come si gestiranno i casi più complessi. “La sfida sarà trovare il giusto equilibrio tra proteggere gli asset strategici e mantenere il mercato italiano attraente”, spiega un esperto di diritto societario.

Cosa succede adesso e cosa aspettarsi

L’emendamento è in discussione al Senato e dovrà essere approvato nelle prossime settimane. Solo allora si potrà capire come influirà sulle operazioni in corso e su quelle future. Intanto, il governo assicura che seguirà da vicino l’impatto della norma e interverrà se dovessero emergere problemi.

Resta aperta la questione dei tempi: fonti parlamentari assicurano che l’obiettivo è evitare lungaggini burocratiche. Ma, come spesso accade, la partita si giocherà anche nel dialogo tra Roma e Bruxelles.