La campana contro l’aborto suonerà a Sanremo: il vescovo accende il dibattito ogni sera alle 20

La campana contro l'aborto suonerà a Sanremo: il vescovo accende il dibattito ogni sera alle 20

La campana contro l'aborto suonerà a Sanremo: il vescovo accende il dibattito ogni sera alle 20

Matteo Rigamonti

Dicembre 31, 2025

Sanremo, 31 dicembre 2025 – Da due sere a Sanremo, ogni sera alle 20, si sente un suono particolare: è la “campana dei bimbi non nati”. L’ha voluta il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, Antonio Suetta, e l’hanno installata in città il 28 dicembre. L’idea nasce per ricordare i bambini mai venuti al mondo a causa dell’aborto, ma ha subito acceso un acceso dibattito, con reazioni forti sia tra la gente che nelle istituzioni locali.

La campana che parla ai “bimbi mai nati”

La curia diocesana spiega che la campana è stata realizzata durante i “40 Giorni per la Vita” tra il 2021 e il 2022. La data scelta per l’inaugurazione non è casuale: il 28 dicembre la Chiesa cattolica ricorda i bambini innocenti uccisi da Erode. Un episodio che, secondo la diocesi, si lega idealmente alla memoria dei bimbi non nati di oggi. Il vescovo Suetta ha detto che l’obiettivo è “dare voce a chi non ha potuto averne, tenendo nel cuore della Chiesa il ricordo di questi bambini”.

La campana è stata posizionata in un piccolo giardino vicino alla chiesa di San Siro. Ogni sera alle 20 suona per pochi secondi. Un orario scelto, spiega la curia, per offrire “un momento di raccoglimento e preghiera” a tutta la comunità. Il suono, breve ma chiaro, vuole essere un segno tangibile di una presenza silenziosa che si fa sentire.

Le polemiche: accuse di intromissione nella sfera privata

Non sono mancate le critiche. Tra i primi a parlare c’è stato Edoardo Verda, consigliere comunale del Partito Democratico di Imperia e medico. Verda ha definito l’iniziativa “una scelta che non parla di cura o ascolto, ma di colpa”. Secondo lui, la campana è “un’intrusione inaccettabile in un campo che riguarda la libertà delle donne, non la religione”. In una nota del 29 dicembre, Verda ha ribadito che la salute “non deve diventare terreno di scontro ideologico”, difendendo la legge 194 come “una legge di civiltà che tutela salute, dignità e libertà delle donne”.

Il consigliere ha aggiunto: “Il rintocco quotidiano non consola, anzi alimenta una divisione che si fa sulla pelle delle persone, senza rispetto per le loro storie e sofferenze”. Anche sui social la reazione è stata immediata: tra commenti indignati e richieste di chiarimenti al Comune, la questione è uscita presto dai confini locali.

Le opposizioni parlano di giudizio morale

Sulla stessa linea si è mossa Maria Spinosi, ex candidata sindaca di Ventimiglia per la lista civica Ventimiglia Progressista. Ha parlato apertamente di una “campana dell’accusa”, che punta il dito contro un diritto riconosciuto dallo Stato. “È un atto pubblico, simbolico e ripetuto – ha detto – che carica lo spazio cittadino di un giudizio morale e accusatorio sull’interruzione volontaria di gravidanza”.

Spinosi avverte del rischio di creare tensioni nella comunità. “Iniziative come questa – ha spiegato – pesano sulle donne che hanno già affrontato scelte difficili, trasformando un momento privato in una questione pubblica che giudica”. Anche alcune associazioni femministe liguri hanno espresso preoccupazione per quella che chiamano “una pressione psicologica intollerabile”.

Fede e diritti: il nodo resta aperto

Nel frattempo, la diocesi difende la sua scelta. In una breve nota sul sito ufficiale si legge che “la campana vuole essere un segno di memoria e preghiera, non uno strumento di giudizio o condanna”. Ma il dibattito è acceso. In piazza San Siro, tra i passanti, qualcuno si ferma ad ascoltare il rintocco serale. C’è chi abbassa lo sguardo, chi scuote la testa.

Il Comune di Sanremo non ha ancora preso una posizione ufficiale sull’iniziativa. Fonti interne all’amministrazione dicono che il tema sarà affrontato nel prossimo consiglio comunale. Intanto, la campana continua a suonare ogni sera alle 20. E la discussione tra fede, memoria e diritti civili sembra lontana dal chiudersi.