Milano, 31 dicembre 2025 – Aurora Livoli, 19 anni, è stata trovata senza vita la mattina del 29 dicembre nel cortile di un grande condominio in via Paruta 74, a Milano. Sul corpo, segni evidenti di strangolamento e un occhio sinistro gonfio. Gli investigatori, guidati dal pm Antonio Pansa, sono alla ricerca di un uomo ripreso dalle telecamere mentre camminava dietro di lei nelle ultime ore di vita. La notizia ha scosso profondamente la città e la comunità di Monte San Biagio, il paese dove Aurora era nata.
Le ultime ore di Aurora e l’uomo del video: un mistero da risolvere
Le telecamere di sorveglianza di via Padova hanno ripreso Aurora poco prima della tragedia. Indossava un piumino scuro, pantaloni della tuta e scarpe da ginnastica. A pochi passi dietro di lei, un uomo: magro, capelli corti e ricci, giubbotto scuro. Nei filmati non si vede nessun gesto violento o minaccioso. Niente che faccia pensare a una costrizione. Eppure, è proprio su di lui che ora si concentrano le indagini. I due entrano insieme nel cortile del civico 74. Un’ora dopo, solo l’uomo viene ripreso mentre si allontana.
Secondo quanto ricostruito finora, Aurora non aveva relazioni stabili a Milano e non risultava seguisse un fidanzato in città. Gli investigatori stanno cercando di capire se conoscesse quell’uomo o se si siano incontrati per caso quella sera. Alcuni testimoni sono già stati ascoltati nelle ore successive al ritrovamento.
Una vita difficile, tra fragilità e fughe
Aurora era nata a Roma, ma viveva a Monte San Biagio, in provincia di Latina. Adottata a cinque anni da Ferdinando Livoli, tecnico odontoiatra, e Erminia Casale, architetta. Nel paese la famiglia era conosciuta da tutti: “Due brave persone”, ha detto il sindaco Federico Carnevale, esprimendo il suo cordoglio. Aurora si era diplomata nel 2024 all’Itis Pacinotti di Fondi, indirizzo chimico. Aveva provato a iscriversi a Chimica alla Sapienza di Roma, ma non ha mai frequentato le lezioni.
Dietro il sorriso che mostrava sui social – musica, moda, selfie con gli amici – c’era una fragilità che non riusciva a nascondere neanche ai genitori. “Scappava spesso, ogni mese”, raccontano gli investigatori. L’ultima volta il 4 novembre: “Non ci ha detto nulla”, ha detto il padre Ferdinando al Messaggero. “Ha aspettato che uscissimo e se n’è andata”. Fino al 26 novembre continuava a sentire la famiglia: “Sto bene, ma non torno”, diceva al telefono. Poi il silenzio.
La denuncia e i giorni milanesi
Il 10 dicembre i genitori hanno denunciato la scomparsa. “Sapevamo che era a Milano grazie a persone che l’avevano sentita”, ha spiegato il padre. Non avevano idea di dove vivesse o con chi stesse. Aurora non risulta mai stata fermata o controllata dalle forze dell’ordine in quel periodo. Un dettaglio che rende ancora più difficile ricostruire i suoi spostamenti e le frequentazioni in città.
Quando i carabinieri hanno diffuso le immagini della ragazza trovata morta, è stato proprio Ferdinando Livoli a riconoscerla dai fotogrammi trasmessi in tv e a presentarsi alla caserma di Fondi.
Il ritrovamento nel cortile e i primi accertamenti
La mattina del 29 dicembre, intorno alle 7:30, il custode del condominio in via Paruta ha trovato il corpo di Aurora nel cortile interno. Indossava ancora le scarpe da ginnastica e i pantaloni della tuta; la parte superiore era nuda, coperta solo da un giubbotto nero. Vicino al cadavere, gli agenti della Scientifica hanno recuperato calze, slip, una felpa rossa e un pacchetto di sigarette.
Il medico legale ha riscontrato tumefazioni all’occhio sinistro e segni sul collo compatibili con strangolamento o soffocamento. L’autopsia, prevista nelle prossime ore, dovrà stabilire se ci siano state violenze sessuali e chiarire con precisione la causa della morte.
La caccia all’uomo e le indagini in corso
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio contro ignoti. I carabinieri della Compagnia Monforte stanno controllando tutte le telecamere della zona per ricostruire i movimenti dell’uomo dopo che ha lasciato il cortile. Si cerca anche di capire se Aurora avesse amicizie o appoggi in città.
Gli investigatori sono al lavoro senza sosta. “Stiamo facendo tutto il possibile”, ha detto una fonte vicina alle indagini. Nel frattempo, Monte San Biagio si stringe attorno alla famiglia Livoli: “Non so se si può capire quanto fossimo in ansia”, ha confidato il padre Ferdinando. Un dolore enorme che ora chiede risposte.
