Milano, 31 dicembre 2025 – Il prezzo del petrolio ha continuato a scendere anche questa mattina, martedì 31 dicembre, sui principali mercati delle materie prime. Il WTI si è fermato a 57,85 dollari al barile, in calo dello 0,17%, mentre il Brent ha chiuso a 61,23 dollari al barile, con una flessione dello 0,16%. Un trend al ribasso che va avanti da settimane e che, secondo gli esperti di Piazza Affari, rispecchia sia le tensioni internazionali sia le attese degli investitori per l’inizio del nuovo anno.
Petrolio in calo: WTI e Brent tengono il passo
In apertura di giornata, sui mercati asiatici si è respirata una certa prudenza. Il West Texas Intermediate (WTI), punto di riferimento per gli Stati Uniti, ha aperto a 57,85 dollari al barile. Un livello che, rispetto ai picchi di metà anno, continua a scendere. Il Brent, benchmark europeo e internazionale, si è fermato invece a 61,23 dollari. “Il mercato sta già valutando una domanda più debole del previsto e una produzione che resta alta”, ha spiegato un analista di una banca d’investimento di Londra.
Perché il petrolio scende
Dietro il calo ci sono diversi fattori. Da una parte, la crescita economica globale rallenta: la domanda di petrolio da Cina e India, due dei maggiori consumatori al mondo, non ha mantenuto le aspettative degli ultimi mesi. Dall’altra, la produzione nei Paesi OPEC e negli Stati Uniti è ancora elevata. “Nonostante i tagli annunciati dall’OPEC+, l’offerta supera ancora la domanda”, ha confermato un trader di Singapore alle 8:30 ora locale.
Effetti sulle borse e sulle economie
Il calo del prezzo del petrolio si riflette anche sulle principali borse europee. A Milano, il settore energetico ha aperto in lieve perdita: Eni e Saipem hanno segnato ribassi tra lo 0,3% e lo 0,5% nelle prime contrattazioni. Gli analisti ricordano che un petrolio meno caro può significare costi energetici più bassi per imprese e famiglie europee. Ma per i Paesi esportatori – dalla Russia all’Arabia Saudita – la situazione resta complicata. “Un Brent sotto i 62 dollari mette sotto pressione i bilanci di quei grandi produttori”, ha sottolineato un economista della Banca Mondiale.
Che cosa aspettarsi nel 2026
Guardando avanti, le previsioni sono ancora incerte. L’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) indica che la domanda globale dovrebbe ripartire nella seconda metà del 2026. Ma molto dipenderà da come andrà l’economia cinese e dalle mosse dell’OPEC+. “Se la crescita mondiale rallenterà ancora, potremmo vedere il Brent sotto i 60 dollari”, ha detto un gestore di fondi energetici di Francoforte.
Reazioni in Italia
In Italia gli operatori restano cauti. “Il calo del petrolio potrebbe alleggerire la bolletta energetica delle imprese manifatturiere”, ha detto il presidente di Confindustria Energia durante un incontro a Roma alle 9:15. Nei distributori, però, il prezzo alla pompa non scende subito: secondo i dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la benzina è ancora sopra 1,80 euro al litro. “Ci vorranno alcune settimane prima che il ribasso si veda davvero”, ha ammesso un gestore di una stazione di servizio in provincia di Bologna.
Uno scenario da tenere d’occhio
In breve, il quadro resta piuttosto incerto. Il prezzo del petrolio si muove tra due forze opposte: da un lato la domanda globale debole, dall’altro le tensioni geopolitiche che potrebbero riaccendersi in Medio Oriente o in Africa occidentale. Gli investitori aspettano di capire dove andrà il mercato. “Basta una notizia a sorpresa per far saltare tutto in poche ore”, ha ricordato un operatore della City di Londra poco dopo le 10:00 italiane.
