Petrolio in ribasso a New York: chiude a 57,95 dollari

Petrolio in ribasso a New York: chiude a 57,95 dollari

Petrolio in ribasso a New York: chiude a 57,95 dollari

Giada Liguori

Dicembre 31, 2025

New York, 31 dicembre 2025 – Il prezzo del petrolio ha chiuso oggi in leggero calo a New York, con il barile che ha perso lo 0,22%, fermandosi a 57,95 dollari. Una flessione contenuta, in una giornata però segnata da scambi ridotti e da molta prudenza tra gli operatori, in vista della fine dell’anno e dell’attesa per i dati economici di inizio 2026.

Petrolio in lieve calo: i dati del giorno

Secondo il New York Mercantile Exchange (Nymex), il contratto sul greggio WTI con consegna a febbraio ha perso 13 centesimi rispetto alla chiusura precedente. Il valore di 57,95 dollari al barile è uno dei più bassi degli ultimi tre mesi. Gli esperti, come Michael Tran di RBC Capital Markets, sottolineano che “la volatilità resta bassa, anche per i volumi ridotti tipici delle festività”.

Cosa pesa sul mercato petrolifero

Dietro questo calo ci sono diversi fattori. Da una parte, la domanda globale di petrolio continua a rallentare, soprattutto in Asia e negli Stati Uniti. Dall’altra, le tensioni in Medio Oriente non hanno ancora avuto effetti sulle forniture, almeno secondo le prime analisi. “Il mercato sembra aver già messo in conto i rischi legati alle crisi regionali”, spiega un trader di New York subito dopo la chiusura delle contrattazioni.

Wall Street guarda al futuro con cautela

Nelle sale operative di Wall Street la giornata è stata tranquilla. Alcuni broker raccontano che “molti investitori hanno preferito aspettare”, in attesa dei dati sulle scorte americane che usciranno nei prossimi giorni. Il clima è di prudenza: “Solo dopo i dati macroeconomici di gennaio capiremo se la discesa continuerà”, ammette un analista di JP Morgan.

Domanda globale e OPEC: il futuro resta incerto

Sul fronte dell’offerta, l’OPEC e i suoi alleati hanno confermato pochi giorni fa l’intenzione di mantenere fermi i livelli produttivi almeno fino a marzo 2026. Una mossa pensata per sostenere i prezzi, ma che finora non ha cambiato molto le quotazioni. “La vera incognita è la domanda cinese”, spiega un funzionario del Dipartimento dell’Energia Usa. In Cina, la crescita ha rallentato e questo si riflette anche nei consumi di energia.

Che effetto avrà sui consumatori?

Il calo del prezzo del petrolio potrebbe portare, nelle prossime settimane, a una leggera riduzione dei costi alla pompa per americani ed europei. Però, secondo le prime stime dell’Energy Information Administration (EIA), l’impatto potrebbe essere limitato se il dollaro continuerà a rafforzarsi sui mercati valutari. In Italia, per esempio, il prezzo medio della benzina è rimasto stabile intorno a 1,80 euro al litro nelle ultime settimane.

Le incognite del 2026: inflazione e tensioni internazionali

Guardando al nuovo anno, gli esperti restano cauti. I prezzi del greggio dipenderanno dalle mosse delle banche centrali sui tassi d’interesse e dall’evoluzione delle crisi nel mondo. “Non ci aspettiamo scossoni forti nel breve periodo”, dice un economista della Columbia University. Ma sui mercati delle materie prime basta poco per cambiare tutto: una crisi diplomatica improvvisa o un dato economico a sorpresa possono far voltare pagina in poche ore.

In sintesi, la giornata del 31 dicembre si chiude con un piccolo segno meno per il petrolio a New York, senza però creare allarmi tra gli operatori. Il 2026 parte sotto il segno dell’incertezza: domanda debole, produzione OPEC stabile e tutti gli occhi puntati sulle prime mosse delle economie mondiali.