New York, 4 novembre 2025 – Dopo quasi vent’anni di tentativi, una gravidanza è finalmente arrivata grazie a una collaborazione inedita tra intelligenza artificiale e robotica. È successo negli Stati Uniti, dove una coppia ha potuto avviare una gestazione grazie a una tecnica sperimentale messa a punto dal Columbia University Fertility Center. Il risultato, pubblicato su The Lancet, apre nuove strade per chi soffre di infertilità maschile causata da azoospermia, una condizione in cui gli spermatozoi sono quasi assenti.
Dopo 19 anni, la svolta che aspettavano
La storia è lunga. Lei ha 37 anni e ha provato undici cicli di stimolazione ovarica senza successo. Lui, 39, convive con una forma grave di azoospermia. Dopo anni passati tra visite e centri specializzati, la coppia si è rivolta al team guidato da Zev Williams e coordinato da Hemant Suryawanshi. “Il nostro gruppo mette insieme competenze in imaging avanzato, microfluidica ed endocrinologia riproduttiva”, ha spiegato Suryawanshi, primo autore dello studio. “Solo così si può affrontare ogni passaggio per trovare e isolare gli spermatozoi rari”.
Star: quando tecnologia fa rima con precisione
Al centro della tecnica c’è il sistema Star (Sperm Tracking and Recovery), che combina diverse tecnologie per scovare e recuperare spermatozoi vivi anche nei casi più difficili. Si parte da un’analisi per immagini molto sofisticata: il campione viene scansionato generando oltre 8 milioni di immagini in meno di un’ora. “A occhio nudo, il campione può sembrare normale”, racconta Williams, “ma al microscopio spesso si vede solo un mare di detriti cellulari, senza traccia di spermatozoi”.
Qui entra in gioco l’intelligenza artificiale, che è stata addestrata a riconoscere quei pochi spermatozoi ancora vivi tra milioni di cellule. Una volta trovati, vengono guidati in un microchip con canali più sottili di un capello umano. In pochi millisecondi, un robot li estrae delicatamente uno per uno, pronti per la fecondazione o per essere congelati a lungo termine.
Dal dato alla vita: il caso che fa sperare
Nel caso raccontato su The Lancet, Star ha analizzato circa 2,5 milioni di immagini del campione maschile, riuscendo a individuare due spermatozoi vivi. Da questi sono stati creati due embrioni, dando il via alla gravidanza tanto desiderata. “Basta un solo spermatozoo sano per far partire un embrione”, spiega Williams. Oggi la donna è incinta, come confermato dai ricercatori.
Questa tecnica è una novità soprattutto per quelle coppie a cui spesso viene detto che avere un figlio biologico è quasi impossibile. “A molti uomini con infertilità grave viene detto che le chance sono pochissime”, ammette Williams. Ma ora la tecnologia offre una nuova via.
Cosa c’è dietro e cosa resta da fare
Per ora si tratta di un solo caso, ma gli autori dello studio stanno già lavorando su altri pazienti. L’obiettivo è capire se la tecnica funziona davvero su più persone. “Abbiamo avviato studi clinici per approfondire i risultati”, conferma Suryawanshi.
Secondo gli esperti, unendo imaging avanzato, intelligenza artificiale e robotica si può cambiare il modo di affrontare l’infertilità maschile grave. Rimangono però da valutare i costi e la possibilità di usare questa procedura nella pratica di tutti i giorni.
Un orizzonte nuovo per chi lotta contro l’infertilità
Il caso del Columbia University Fertility Center rappresenta un passo avanti importante nella fecondazione assistita. Se i risultati verranno confermati su larga scala, la tecnica Star potrebbe dare speranza a tante coppie che oggi non ne hanno. La comunità scientifica guarda con attenzione: la strada è lunga, ma la direzione è chiara.
