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Hitler e Netanyahu: il murale provocatorio di Laika a Roma esplora la storia e la memoria

Hitler e Netanyahu: il murale provocatorio di Laika a Roma esplora la storia e la memoria

Hitler e Netanyahu: il murale provocatorio di Laika a Roma esplora la storia e la memoria

Nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 maggio 2023, una nuova opera della street artist Laika ha fatto la sua comparsa nel quartiere Monteverde di Roma, precisamente davanti al liceo Manara. Questo murale, intitolato “La Soluzione Finale”, rappresenta un bacio appassionato tra Adolf Hitler e Benjamin Netanyahu. L’immagine, che ha immediatamente scatenato un acceso dibattito, mostra la mano del dittatore tedesco posata sulla spalla del primo ministro israeliano, da cui scorre una colata di sangue.

Laika, nota per le sue opere provocatorie e critiche, ha scelto di affrontare il tema della guerra in Medio Oriente con un’immagine che non lascia spazio all’ambiguità. In un’intervista, ha dichiarato: «Ho scelto un’immagine estrema per scuotere stampa e opinione pubblica. Il governo israeliano, con il sostegno di Stati Uniti e Unione Europea, sta portando avanti una sistematica operazione di annientamento del popolo palestinese».

il contesto del murale

L’opera di Laika si inserisce in un contesto di eventi e conflitti che hanno caratterizzato il Medio Oriente negli ultimi anni, in particolare l’attuale escalation di violenza in Gaza. La street artist ha commentato l’operazione militare israeliana denominata “Carri di Gedone”, un’iniziativa che ha suscitato polemiche e critiche internazionali. Secondo Laika, questa operazione rappresenta a tutti gli effetti una pulizia etnica, con l’esercito israeliano che ha già occupato l’81% della striscia di Gaza, riducendo la popolazione civile a condizioni di vita disperate.

  1. Gaza è una prigione a cielo aperto
  2. Decine di migliaia di morti, tra cui oltre 20.000 bambini
  3. Possibile deportazione dei sopravvissuti

«Gaza è una prigione a cielo aperto, oggi quasi completamente rasa al suolo», ha affermato Laika, evidenziando la devastazione che ha portato a un numero impressionante di vittime. Ha poi avvertito che la fase successiva del conflitto potrebbe comportare la deportazione dei sopravvissuti, un’ulteriore escalation che farebbe temere il peggio per il futuro della popolazione palestinese.

l’arte come denuncia

Il murale rappresenta solo l’ultima di una serie di opere che Laika ha dedicato alla sofferenza del popolo palestinese. In precedenza, nel mese di gennaio, aveva già suscitato scalpore con un’immagine di una madre palestinese che tiene in braccio un missile al posto di un bambino, un forte simbolo della guerra e della perdita che affligge le famiglie nella regione. Queste opere cercano di mettere in evidenza le atrocità della guerra e il dolore inflitto a innocenti, utilizzando l’arte come mezzo per esprimere un messaggio di denuncia e solidarietà.

Inoltre, la critica di Laika non si limita solo all’operato dell’esercito israeliano, ma si estende anche all’atteggiamento dell’Unione Europea e dei governi occidentali nei confronti di queste violenze. L’artista ha evidenziato l’ipocrisia dell’Europa, che ha imposto sanzioni alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, ma rimane in silenzio di fronte ai crimini perpetrati contro il popolo palestinese. Secondo Laika, il genocidio palestinese non è solo tollerato, ma addirittura finanziato, mentre le proteste a favore dei diritti palestinesi sono sistematicamente represse.

un appello alla riflessione

Laika ha invitato le comunità ebraiche a opporsi alle politiche di Netanyahu, affermando che chi ha vissuto il trauma dell’Olocausto non dovrebbe mai accettare le atrocità che stanno avvenendo a Gaza. Questa affermazione ha suscitato un grande dibattito, con alcuni che sostengono che l’arte debba essere utilizzata per costruire ponti e non per alimentare divisioni.

Nella serata precedente all’apparizione del murale, Laika aveva condiviso un post sui suoi profili social, ripubblicando un commento del regista Nanni Moretti che faceva riferimento a Netanyahu e preannunciando l’opera. Questo gesto ha ulteriormente alimentato l’interesse per la sua nuova creazione, attirando l’attenzione di media e attivisti.

L’opera di Laika si colloca all’interno di un movimento artistico più ampio che utilizza la street art come strumento di protesta e di denuncia sociale. Artisti in tutto il mondo hanno iniziato a sfruttare spazi pubblici per esprimere le loro opinioni su questioni politiche e sociali, rendendo l’arte accessibile a tutti e promuovendo un dialogo sulle ingiustizie.

Con la sua creazione, Laika non solo contribuisce al dibattito contemporaneo sulla situazione in Medio Oriente, ma invita anche il pubblico a riflettere sulle implicazioni morali delle azioni dei governi e sulle conseguenze delle guerre per le popolazioni civili. La sua arte diventa così un mezzo potente per sensibilizzare l’opinione pubblica e stimolare una discussione critica su questioni di grande rilevanza e urgenza.