Garlasco: incertezze sulle impronte nella villetta e l’errore clamoroso sulle scarpe

Garlasco: incertezze sulle impronte nella villetta e l'errore clamoroso sulle scarpe
Le indagini sul delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, stanno vivendo una nuova fase di attenzione grazie alla riapertura del caso. Questo evento ha messo in luce dettagli inediti che sollevano interrogativi significativi riguardo alle prove raccolte all’epoca. Tra le evidenze più discusse ci sono le impronte rinvenute nella villetta di via Pascoli, che ora appaiono meno definitive di quanto si pensasse inizialmente. In particolare, l’orma di una scarpa “a pallini” trovata all’inizio delle scale della casa è tornata al centro dell’attenzione della procura di Pavia.
l’impronta di una scarpa: nuove considerazioni
Durante il processo, l’impronta era stata attribuita senza alcun dubbio a Alberto Stasi, fidanzato di Chiara. Tuttavia, con la riapertura delle indagini, questa certezza è venuta meno. Ora, si sta considerando la possibilità che l’impronta possa essere compatibile con la misura 44, indossata da Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e attualmente indagato per omicidio volontario in concorso con ignoti. Le analisi delle tracce di scarpe stanno prendendo una piega inaspettata. La procura, sotto la direzione di Fabio Napoleone, ha disposto una serie di accertamenti su:
- La “Frau numero 42” di Stasi.
- Tutte le impronte di scarpe repertate durante le prime indagini.
- Un’impronta parziale che si ritiene appartenere a una scarpa femminile, identificata come numero 36/37.
Antonio De Rensis, legale di Stasi, ha già evidenziato le difficoltà di analisi dovute al passare del tempo e all’impossibilità di effettuare nuovi rilievi sul campo.
inquinamento della scena del crimine
Un aspetto particolarmente preoccupante emerso dalle indagini è il presunto inquinamento della scena del crimine. Secondo un’annotazione dei carabinieri del 2020, molti investigatori sarebbero entrati nella villetta senza le dovute precauzioni, contaminando la scena. Per questo motivo, il Ris (Reparto Investigazioni Scientifiche) ha richiesto l’acquisizione delle scarpe di tutte le persone che avevano avuto accesso all’abitazione, per escludere le impronte di chi non fosse coinvolto nel delitto. Tuttavia, risulta che almeno un investigatore abbia consegnato un paio di scarpe che non corrispondevano a quelle indossate al momento.
l’impronta papillare e le sue implicazioni
Un altro elemento di discussione riguarda l’impronta del palmo della mano, nota come “papillare 33”, trovata vicino al corpo di Chiara. Questa impronta è stata inizialmente attribuita a Sempio e considerata quella dell’assassino. Tuttavia, i pubblici ministeri stanno esplorando la possibilità che Sempio non sia necessariamente dovuto scendere le scale per lasciare quella traccia. Potrebbe aver semplicemente poggiato la mano su un gradino, lasciando l’impronta sul muro destro. Questo spiegherebbe l’assenza di orme di scarpe sulle scale, come indicato dai rilievi del 2007.
La questione dell’impronta 33 ha portato a un’ulteriore complicazione: l’analisi per verificare la presenza di tracce biologiche è attualmente sospesa poiché non è stato ritrovato il pezzo di intonaco su cui il Ris aveva già condotto dei test. I pubblici ministeri ipotizzano che questo pezzo possa trovarsi negli archivi del Ris o possa essere stato smarrito nel corso degli anni.
La situazione si complica ulteriormente quando si considera che il caso di Chiara Poggi è stato oggetto di una lunga serie di indagini e processi, caratterizzati da colpi di scena e rivelazioni sorprendenti. La condanna di Alberto Stasi nel 2009, basata su prove circostanziali e testimonianze, ha suscitato polemiche e alimentato il dibattito sull’affidabilità delle evidenze forensi. Con la riapertura del caso, gli inquirenti si trovano ora di fronte a una sfida complessa: dimostrare la colpevolezza o l’innocenza di un sospettato in un contesto in cui le prove esistenti possono essere state compromesse.
Il delitto di Chiara Poggi ha segnato profondamente la comunità di Garlasco e ha avuto un impatto duraturo sull’opinione pubblica italiana. La figura della giovane vittima è diventata simbolo di una battaglia per la giustizia, continuando a sollevare interrogativi su come vengono condotte le indagini e su quanto le evidenze possano essere influenzate da errori umani. La riapertura del caso ha riacceso l’interesse dei media e dell’opinione pubblica, portando nuove speranze per una risoluzione definitiva della vicenda. Tuttavia, il percorso verso la verità sembra essere ancora lungo e irto di ostacoli.