Martina Carbonaro, vittima in un cantiere Pnrr: la famiglia chiede giustizia e un intervento di Meloni

Martina Carbonaro, vittima in un cantiere Pnrr: la famiglia chiede giustizia e un intervento di Meloni
La tragica fine di Martina Carbonaro, la quattordicenne uccisa dal suo ex fidanzato Alessio, ha scosso profondamente la comunità di Afragola, in provincia di Napoli. La giovane è stata trovata morta in un cantiere pubblico, rimasto in condizioni di abbandono nonostante fosse finanziato con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). La famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Sergio Pisani, ha deciso di richiedere un risarcimento, ritenendo che ci siano gravi responsabilità da accertare riguardo alla sicurezza del cantiere.
la sicurezza nei cantieri pubblici
L’avvocato Pisani ha sottolineato che il luogo in cui è avvenuto l’omicidio non era un semplice casolare abbandonato, ma un cantiere attivo che avrebbe dovuto essere soggetto a misure di sicurezza rigorose. «Sicuramente non c’erano adeguate misure di sicurezza nel cantiere dove Martina è stata uccisa, dove Alessio ha trovato l’arma del delitto e dove poi ha cercato anche di occultarne il corpo», ha dichiarato Pisani, evidenziando l’incredibile leggerezza con cui sono stati gestiti i lavori pubblici in quell’area.
L’appello rivolto alla premier Giorgia Meloni non è solo una richiesta di giustizia per Martina, ma un invito a riflettere sull’operato delle istituzioni, sulla gestione dei fondi pubblici e sulle misure di sicurezza nei cantieri. «Chiedo il suo intervento per capire com’è possibile che un cantiere finanziato con i fondi del Pnrr versasse in condizioni di totale abbandono», ha dichiarato il legale, ponendo una questione cruciale che coinvolge non solo la tragedia personale di una famiglia, ma anche la responsabilità collettiva di garantire sicurezza nei luoghi di lavoro e nei cantieri pubblici.
le indagini e le responsabilità
Il ritrovamento del corpo di Martina Carbonaro ha rivelato un quadro agghiacciante. Secondo quanto emerso dall’indagine condotta dall’architetto Paolo Sibilia, consulente tecnico nominato dalla famiglia, la giovane non è stata uccisa in un luogo isolato, ma in una struttura pubblica, il centro sportivo comunale Luigi Moccia. Questo impianto, che comprende uno stadio di calcio, un campo da rugby e un palazzetto dello sport, avrebbe dovuto essere sottoposto a vigilanza costante. Tuttavia, la sua condizione di abbandono ha rappresentato una grave falla nel sistema di sicurezza.
Sibilia ha evidenziato che l’omicidio di Martina potrebbe essere stato premeditato, dato che la scelta del luogo dell’omicidio non appare casuale. «La totale assenza di controlli ha rappresentato un invito a delinquere», ha commentato il consulente. In alternativa, se l’omicidio non fosse stato pianificato, il cantiere ha offerto all’assassino un’opportunità ideale: l’arma del delitto, una pietra, era facilmente reperibile e il contesto isolato ha permesso di agire senza essere visti.
la richiesta di trasparenza
L’avvocato Pisani ha anche denunciato la mancanza di risposte da parte dell’ufficio Pnrr alle ripetute richieste di chiarimenti e documentazione inviate dall’architetto Sibilia. «Nonostante le ripetute richieste formali, ad oggi non è pervenuta alcuna risposta», ha affermato, evidenziando l’assenza di trasparenza e responsabilità da parte delle autorità competenti.
La morte di Martina ha sollevato interrogativi anche sul funzionamento del Pnrr e sulla gestione dei fondi pubblici. I finanziamenti destinati a migliorare le infrastrutture e garantire la sicurezza dovrebbero essere utilizzati in modo efficiente e responsabile. L’assenza di misure di sicurezza in un cantiere pubblico rappresenta un fallimento non solo per la gestione dei lavori, ma anche per la protezione dei cittadini e, in particolare, dei più giovani.
La vicenda di Martina Carbonaro è diventata un simbolo della necessità di garantire sicurezza nei luoghi di lavoro e l’importanza di una vigilanza adeguata nei cantieri pubblici. La famiglia della vittima, oltre alla richiesta di risarcimento, sta lottando affinché la memoria della giovane non venga dimenticata e affinché simili tragedie non si ripetano in futuro.
In questo contesto, l’appello alla premier Meloni non è solo un grido di dolore, ma un invito a riflettere sulla responsabilità delle istituzioni e sulla sicurezza dei cittadini, soprattutto dei più vulnerabili. La speranza è che la tragedia di Martina possa portare a un cambiamento concreto e a una maggiore attenzione alle problematiche legate alla sicurezza nei cantieri e alla gestione dei fondi pubblici.