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Donne over 50 e vendite a domicilio: il profilo sorprendente dei lavoratori del settore

Donne over 50 e vendite a domicilio: il profilo sorprendente dei lavoratori del settore

Donne over 50 e vendite a domicilio: il profilo sorprendente dei lavoratori del settore

La vendita diretta a domicilio sta vivendo un periodo di forte espansione, e il profilo dei lavoratori coinvolti in questo settore è emerso chiaramente grazie a una recente ricerca commissionata da Univendita-Confcommercio. Condotta dai sociologi del lavoro Mimmo Carrieri e Fabrizio Pirro dell’Università La Sapienza di Roma, lo studio ha delineato un identikit sorprendente dei professionisti che operano in questo ambito, rivelando caratteristiche e tendenze di grande interesse.

Il campione analizzato comprende quasi 500 addetti, con un fatturato annuale del settore che si attesta intorno ai 3 miliardi di euro. Uno degli aspetti più significativi emersi dalla ricerca è la predominanza del sesso femminile: la maggior parte dei lavoratori è di sesso femminile e poco oltre i 50 anni di età. Questa fascia di età è spesso associata a una maggiore esperienza e saggezza, elementi cruciali nella vendita diretta, dove le relazioni personali e la fiducia giocano un ruolo fondamentale.

Profilo dei lavoratori nella vendita diretta

Il livello di istruzione di questi professionisti è mediamente alto, con quasi sei venditori su dieci che possiedono un diploma e il 12,7% che ha conseguito una laurea triennale o magistrale. Questi dati non solo indicano una preparazione accademica, ma anche una consapevolezza delle proprie capacità e potenzialità. Infatti, il 54,7% dei rispondenti considera la propria attività come lavoro autonomo, evidenziando una chiara preferenza per l’autonomia organizzativa e la flessibilità. Questa scelta lavorativa si traduce in ricadute positive sul benessere personale e sul bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata, elementi sempre più ricercati nel contesto lavorativo contemporaneo.

Uso delle tecnologie e interazioni personali

Un altro dato interessante riguarda l’uso delle tecnologie. Oltre metà dei lavoratori utilizza applicazioni o programmi sui propri dispositivi per gestire gli ordini e coordinarsi nelle attività di vendita. Tuttavia, quasi l’85% dei partecipanti alla ricerca non ha conoscenza riguardo all’uso di algoritmi da parte delle aziende per scopi di controllo. Questo aspetto evidenzia una distanza netta da altre forme di lavoro, come quelle delle piattaforme digitali, dove la vita lavorativa è spesso regolata da logiche opprimenti e automatizzate.

La pianificazione degli incontri con i clienti si basa principalmente su contatti diretti e passaparola, con il 56,7% dei rispondenti che preferiscono interazioni personali. Questo aspetto conferma la natura spiccatamente relazionale della vendita diretta, dove la costruzione di fiducia e rapporti interpersonali è cruciale per il successo.

Soddisfazione lavorativa e stabilità del settore

È anche importante sottolineare il livello di soddisfazione tra i lavoratori: quasi il 90% si dichiara “molto” o “abbastanza” soddisfatto del proprio lavoro. La ragione principale di questa soddisfazione è attribuita all’ampio grado di autonomia che caratterizza la loro attività professionale. Solo il 7% ha richiesto un maggiore coordinamento con l’azienda, segnalando che la libertà di gestione personale è altamente valorizzata.

Contrariamente a quanto si possa pensare, la vendita diretta non è un’attività temporanea per coloro che vi si dedicano. Infatti, più del 40% dei partecipanti svolge questa professione da almeno dieci anni e oltre il 70% da più di tre anni. Questo dimostra non solo la stabilità del settore, ma anche l’impegno a lungo termine da parte dei lavoratori, che cercano una dimensione lavorativa che consenta loro di conciliare vita professionale e personale.

Considerazioni finali

Durante la presentazione della ricerca al CNEL, il presidente di Univendita, Ciro Sinatra, ha sottolineato l’importanza della meritocrazia e della parità di genere nel settore della vendita diretta. Ha evidenziato che, a differenza delle piattaforme digitali, la vendita diretta non è soggetta a logiche algoritmiche che possano influenzare negativamente l’organizzazione del lavoro. Il codice civile e una legge specifica del 2005 regolano in modo chiaro le professioni all’interno di questo settore, contribuendo a tutelare i diritti dei lavoratori.

Sinatra ha espresso la speranza che il legislatore italiano possa recepire in modo sensibile e attento la direttiva europea in discussione, mantenendo in considerazione le peculiarità del settore della vendita diretta. Questa attività non solo rappresenta un’importante opportunità di crescita personale e professionale, ma anche un elemento di coesione sociale, soprattutto nei piccoli centri, dove contribuisce a sostenere i redditi familiari e a mantenere vive le reti comunitarie. Con 29 milioni di clienti che ogni anno si rivolgono alle aziende del settore, la vendita diretta continua a dimostrarsi un pilastro fondamentale per l’economia italiana.