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Il mistero del trolley di Kaufmann a Villa Pamphili: prove di omicidi nel Tevere?

Il mistero del trolley di Kaufmann a Villa Pamphili: prove di omicidi nel Tevere?

Il mistero del trolley di Kaufmann a Villa Pamphili: prove di omicidi nel Tevere?

Villa Pamphili, uno dei parchi più grandi e affascinanti di Roma, è diventato il teatro di un giallo che ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica e degli investigatori. Al centro di questa drammatica vicenda c’è Charles Francis Kaufmann, accusato di essere coinvolto nell’omicidio di Anastasia Trofimova e della sua bambina Andromeda. Un elemento chiave di questo mistero è un trolley nero, che Kaufmann trascinava con sé mentre si spostava tra Largo Argentina e Ponte Garibaldi. Questo trolley, però, è scomparso e gli inquirenti temono che contenga prove fondamentali per risolvere il caso.

La fuga di Kaufmann

Secondo le ricostruzioni, Kaufmann avrebbe lasciato l’Italia sotto il nome di Rexal Ford, utilizzando un passaporto statunitense. Le autorità greche hanno fissato una scadenza, l’11 luglio, per decidere se estradarlo o meno in Italia. Nel frattempo, la polizia sta cercando di ricostruire i movimenti del sospetto, che in aprile aveva affittato un monolocale nei pressi di Campo de’ Fiori. Dopo aver versato la caparra, però, non ha mai pagato l’affitto, un dettaglio che avvalora ulteriormente il profilo di un uomo in fuga.

I dettagli inquietanti del caso

Il 7 giugno, i corpi di Anastasia e Andromeda sono stati rinvenuti all’interno di Villa Pamphili. Accanto ai cadaveri sono stati trovati:

  1. Pannolini
  2. Un sacco a pelo
  3. Una coperta

Non c’erano vestiti e, soprattutto, non c’era il trolley nero. Le telecamere di sorveglianza del centro storico hanno ripreso Kaufmann mentre si dirigeva verso Ponte Garibaldi con il trolley. Gli investigatori, guidati dal pubblico ministero Antonio Verdi e dall’aggiunto Giuseppe Cascini, sospettano che Kaufmann possa aver gettato il trolley nel Tevere, per eliminare le prove dei crimini commessi. Il 11 giugno, all’aeroporto di Fiumicino, Kaufmann non aveva più il trolley con sé, e il 4 giugno aveva spento entrambi i telefoni, il che fa pensare che avesse già pianificato di allontanarsi.

La testimonianza della madre di Anastasia

Un altro elemento cruciale nella vicenda è il cellulare di Anastasia Trofimova. La giovane madre, che si trovava in Italia con un visto turistico scaduto, secondo quanto dichiarato dalla madre, sarebbe stata costretta a consegnare il telefono a Kaufmann. Due testimoni hanno riferito di aver visto Anastasia la notte del 7 giugno mentre portava la bambina, che appariva in uno stato preoccupante. L’autopsia ha rivelato che Andromeda è morta per soffocamento, probabilmente mentre cercava di calmarsi a causa della fame. Il suo stomaco era vuoto, aggravando ulteriormente la gravità della situazione.

Dalla ricostruzione di eventi fornita da “Chi l’ha visto?”, emerge che Anastasia e Kaufmann si erano conosciuti prima di quanto si pensasse inizialmente. La giovane russa aveva incontrato Kaufmann durante una vacanza a Malta e, una volta tornata a Omsk, aveva ricevuto incessanti telefonate da parte sua, che la esortavano a tornare da lui. La madre di Anastasia, Tatiana, ha rivelato che la figlia, mentre si trovava in Russia, non riusciva più a comunicare con amici e familiari, in parte a causa dell’influenza di Kaufmann. Secondo le dichiarazioni della madre, Kaufmann esercitava un controllo opprimente su Anastasia, tanto da farle perdere contatti con il mondo esterno.

Il piano di Kaufmann e Anastasia, sempre secondo Tatiana, era di passare per Roma prima di dirigersi verso la Germania. Questo dettaglio ha aggiunto un ulteriore strato di complessità alla vicenda, poiché le indagini sulle circostanze della loro permanenza a Roma continuano a svelare nuovi particolari. La Polizia di Stato sta attualmente esaminando i controlli effettuati su Kaufmann e Anastasia mentre si trovavano nel centro di Roma, per comprendere se ci siano state delle negligenze da parte delle forze dell’ordine.

Il questore Roberto Massucci, intervistato durante il programma “Chi l’ha visto?”, ha annunciato che incontrerà personalmente gli agenti coinvolti per approfondire le decisioni operative adottate in quel frangente. Questo è un passo importante per garantire che si faccia piena luce sulla vicenda e che eventuali errori siano corretti, per evitare che situazioni simili possano ripetersi in futuro.

La scomparsa del trolley nero e il suo possibile contenuto continuano a rappresentare un mistero inquietante. Gli investigatori stanno ora valutando l’ipotesi di utilizzare sommozzatori per scandagliare il Tevere, nella speranza di rinvenire il bagaglio e le prove che potrebbero aiutare a chiarire le circostanze degli omicidi. Con la pressione crescente dell’opinione pubblica e delle autorità, la ricerca della verità non si è mai fermata, e ogni giorno porta con sé nuove scoperte e rivelazioni in questo caso drammatico e complesso.