Chiesa italiana divisa: il sinodo ignora i gay pride, ma la benedizione è possibile?

Chiesa italiana divisa: il sinodo ignora i gay pride, ma la benedizione è possibile?

Chiesa italiana divisa: il sinodo ignora i gay pride, ma la benedizione è possibile?

Matteo Rigamonti

Ottobre 27, 2025

Il recente documento di sintesi del Sinodo dei Vescovi, approvato il 25 ottobre, ha sollevato un acceso dibattito all’interno della Chiesa italiana. Con le sue 72 pagine, il testo si è rivelato controverso, principalmente per l’assenza di riferimenti espliciti alla comunità LGBTQ+ e, in particolare, ai gay pride. Questa mancanza ha generato confusione e sconcerto tra i vertici della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), che non comprendono come sia potuta emergere, da parte di alcuni media, la notizia di un presunto invito della Chiesa a benedire o supportare tali eventi.

La CEI ha immediatamente ribadito che si tratta di una «fake news» e ha spiegato che il documento sinodale, contrariamente a quanto riportato, non include alcun riferimento alla comunità LGBTQ+. Infatti, rispetto alle bozze presentate in precedenza, il testo ha adottato un approccio più cauto e meno incline a menzionare esplicitamente tematiche legate all’orientamento sessuale.

La cura delle relazioni

Il documento fa riferimento, in particolare, al capitolo intitolato «La cura delle relazioni – Tutti, tutti, tutti», ispirato dal messaggio di Papa Francesco, il quale ha sempre sottolineato l’importanza dell’accoglienza all’interno della Chiesa. Papa Francesco ha esortato i membri della Chiesa a non chiudere le porte a nessuno, specialmente a coloro che vivono situazioni di marginalità a causa delle loro scelte affettive. Questo include, ad esempio, le coppie di divorziati risposati, che attualmente non possono accedere ai sacramenti. Il documento invita le Chiese locali a promuovere percorsi di accompagnamento per tali coppie e per coloro che aspirano a una futura unione sacramentale.

Giornata mondiale contro l’omofobia

Tuttavia, il capitolo che ha suscitato maggiore interesse è quello relativo alla giornata mondiale contro l’omofobia, che si celebra ogni 17 maggio. Sebbene il documento non contenga alcun riferimento ai gay pride, la CEI ha invitato le Chiese locali a sostenere le «giornate» promosse dalla società civile per combattere la violenza e la discriminazione in tutte le sue forme. Questo include il riconoscimento e l’accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender. Questo punto è stato interpretato da alcuni come un’apertura verso la comunità LGBTQ+, sebbene i vescovi sottolineino che si tratta di una semplice vicinanza umana, piuttosto che un appoggio a manifestazioni di orgoglio gay.

Proposte e raccomandazioni

È importante notare che tutte le proposte contenute nel documento sono da intendersi come suggerimenti e raccomandazioni alle singole Chiese locali. Ogni diocesi è libera di accogliere o meno tali indicazioni. Questo significa che non c’è un obbligo per le Chiese di seguire le linee guida suggerite, creando una diversità di approcci e interpretazioni all’interno della Chiesa italiana.

Il dibattito sul ruolo della Chiesa nei confronti della comunità LGBTQ+ non è nuovo, ma ha preso vigore negli ultimi anni, soprattutto in seguito alle aperture di Papa Francesco su temi di inclusione e accoglienza. Tuttavia, le affermazioni errate circa un presunto supporto ai gay pride hanno suscitato preoccupazioni tra i vescovi, i quali temono che un simile fraintendimento possa generare divisioni all’interno della comunità ecclesiale.

In questo contesto, è fondamentale considerare il messaggio di fondo del Sinodo: l’invito alla Chiesa a rimanere aperta e accogliente verso tutti, senza discriminazioni. L’assenza di riferimenti espliciti ai gay pride nel documento non deve essere vista come una chiusura, ma come un’opportunità per riflettere su come la Chiesa possa continuare a dialogare con le diverse realtà sociali e culturali che la circondano.

Inoltre, la questione della benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso rimane un tema delicato e complesso. Mentre alcuni all’interno della Chiesa spingono per una maggiore apertura, altri sono più cauti, richiamando l’attenzione sulla tradizione e sulla dottrina cattolica. Questo dibattito interno riflette le tensioni che esistono non solo all’interno della Chiesa, ma anche nella società più ampia, dove le questioni legate all’identità di genere e all’orientamento sessuale sono sempre più al centro del discorso pubblico.

A fronte di queste dinamiche, i vescovi italiani si trovano ora di fronte a una sfida: come trovare un equilibrio tra il rispetto delle tradizioni ecclesiali e l’apertura verso una società che cambia rapidamente. La reazione al documento del Sinodo potrebbe quindi essere vista come un’occasione per avviare un dialogo più profondo su questi temi, promuovendo una Chiesa che sia veramente accogliente e in grado di ascoltare le voci di tutti i suoi membri, indipendentemente dalla loro provenienza o orientamento.