Arrestato un aggressore seriale: picchiava donne a caso per strada con 11 identità e 43 foto segnaletiche

Arrestato un aggressore seriale: picchiava donne a caso per strada con 11 identità e 43 foto segnaletiche

Arrestato un aggressore seriale: picchiava donne a caso per strada con 11 identità e 43 foto segnaletiche

Matteo Rigamonti

Ottobre 28, 2025

Milano, 8 giugno 2024 – Sette donne aggredite a colpi di pugni e calci tra agosto e ottobre, nel pieno centro di Milano. È finito in manette Aboubacar Seke, 23 anni, originario del Senegal. Dopo settimane di indagini e allarmi, il giovane è stato arrestato e portato al carcere di San Vittore. È un volto già noto alle forze dell’ordine, con ben 11 alias e 43 foto segnaletiche. Gli investigatori lo definiscono un “aggressore seriale” che colpiva senza un motivo preciso, sempre nello stesso quadrante della città: tra corso Buenos Aires, Stazione Centrale e Porta Venezia.

Un’identità che sfugge tra nomi e volti diversi

Aboubacar Seke era già presente nei database delle forze dell’ordine, ma la sua vera identità era un mistero. Undici nomi diversi, decine di fotografie segnaletiche, capelli raccolti in dread con punte bionde: questi i tratti che però non sono bastati a fermarlo per mesi. Era arrivato in Italia nel 2017, ancora minorenne, sbarcando a Lampedusa come rifugiato. Da allora ha vissuto ai margini tra Roma e Milano, con diversi precedenti.

Calci e pugni a caso: le prime aggressioni

Tutto inizia il 13 agosto, poco dopo le 13.30. Una giovane di 28 anni stava camminando in corso Buenos Aires quando un calcio improvviso l’ha colpita alle caviglie. Otto giorni di prognosi, paura e rabbia. Due settimane dopo, all’alba del 28 agosto, una donna di 61 anni si imbatte nel giovane mentre dormiva tra le auto parcheggiate. “Gli ho chiesto solo di spostarsi”, ha raccontato agli agenti. La risposta? Una serie di calci violenti che l’hanno fatta cadere a terra. Per lei, un grosso ematoma e sessanta giorni di riposo.

Milano nel mirino: una scia di violenza

Nonostante le denunce, Seke ha continuato a muoversi libero. Il 29 agosto un’altra donna, 59 anni, è stata aggredita e ha riportato ferite con 26 giorni di prognosi. Poi un mese di calma apparente. Fino al 5 ottobre, quando tra le 23 e le 23.30, in meno di mezz’ora, quattro donne sono state aggredite senza preavviso. Una 40enne si è fatta male al piede, due ragazze di 24 e 15 anni sono state colpite alla testa, mentre una 32enne ha riportato la frattura del naso dopo un calcio in faccia. “Non capivo cosa stesse succedendo, mi sono ritrovata a terra con il sangue che mi scendeva”, ha raccontato una delle vittime.

La storia dietro agli alias e lo status di rifugiato

Dietro quei tanti nomi e foto c’è una storia complicata. Sbarcato a Lampedusa nel 2017, Seke aveva chiesto protezione internazionale dichiarandosi bisessuale. Ha vissuto a Roma, dove era stato denunciato per percosse, minacce e porto abusivo di oggetti pericolosi. È stato portato al Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, ma un giudice ha annullato il trattenimento, definendolo “non socialmente pericoloso”. Così ha ottenuto lo status di rifugiato per cinque anni.

Nel luglio 2023 era stato arrestato davanti alla stazione Termini di Roma per aver aggredito un negoziante bengalese. Poi è finito a Milano, dove ha vissuto per strada, dormendo tra le auto o vicino alla Stazione Centrale.

Arrestato e in carcere: il rischio di nuove aggressioni

Il gip di Milano ha deciso la custodia cautelare in carcere. Seke è considerato a rischio di ripetere gli atti violenti. Le accuse sono di lesioni aggravate e continuate. Gli agenti lo hanno individuato grazie ai dettagli forniti dalle vittime – i dread biondi, la corporatura esile – e alle immagini delle telecamere di sorveglianza. Al momento dell’arresto non ha opposto resistenza. “Non ricordo nulla”, avrebbe detto durante l’interrogatorio.